La psicologia online soprattutto nell’ultimo decennio è diventata molte cose. Si è spostata anche in rete ogni attività professionale: riunioni e convegni, promozione e commercializzazione di prodotti e servizi, mediazioni della scelta dello psicologo, reti associative, formazione etc. Era quindi ineludibile la nascita di Organizzazioni e Società di supporto e servizi, di fornitura di mezzi e infrastrutture e così via.

di Catello Parmentola

IGIENE INTIMA E IGIENE MENTALEIgiene intima

Qualche mese fa Unobravo srl, Società Benefit che, attraverso la propria omonima piattaforma online, eroga servizi psicologici, ha collaborato ad una campagna promozionale dell’Azienda di detergenti intimi Chilly, campagna che abbinava all’acquisto dei prodotti l’estrazione di premi in colloqui psicologici.

Questo irrituale abbinamento ha suscitato reazioni da parte di Associazioni e Istituzioni professionali degli psicologi. La precipitazione ha mischiato impropriamente qualche livello (giuridico, deontologico, disciplinare…) e generato qualche equivoco: gli Ordini territoriali ovviamente debbono occuparsi a livello disciplinare di eventuali psicologi coinvolti nelle responsabilità societarie dell’operazione, non certo delle migliaia di iscritti alla piattaforma.

Gli psicologi eventualmente coinvolti nelle responsabilità societarie dell’operazione non hanno uniformato la propria condotta ai principi della dignità professionale e del decoro, violando l’art. 38 del Codice Deontologico degli psicologi.

Altri aspetti deontologici, come anche quasi tutti gli aspetti giuridici, sono di complicata riducibilità a questa fattispecie di Soggetti ed Oggetti, per questo sono stati contestualmente nobili nell’intenzione ma difficili nella formulazione sia i pronunciamenti istituzionali che i sollevamenti delle Associazioni. Ad ogni modo, sono cose già dette, quindi io passerei qui a dito, luna, oceani e secchielli.

Il dito e la luna: l’esperienza e i fenomeni

La psicologia online coincideva con gli incontri in remoto con i pazienti solo all’inizio ma, soprattutto nell’ultimo decennio, è diventata molte altre cose. Si è spostata anche in rete ogni attività professionale: riunioni e convegni, promozione e commercializzazione di prodotti e servizi, mediazioni della scelta dello psicologo, reti associative, formazione etc.

Era quindi ineludibile la nascita di Organizzazioni e Società di supporto e servizi, di fornitura di mezzi e infrastrutture e così via. Anche per l’attività in rete di tali Organizzazioni e Società sarebbe stata prevista una sorta di Carta Etica a tutela del rispetto di ogni standard proprio come per gli esercizi del singolo psicologo. Si tratta però di una Carta che ha avuto esili passaggi istituzionali e allo stato, quindi, molto poco cogente.

Vale forse la pena approfondire il tema di quelle Organizzazioni online che, in particolare, fra gli altri servizi offerti, mediano servizi psicologici e psicoterapeutici ai pazienti da un lato e ai professionisti settoriali dall’altro.

Il punto di partenza e il focus di queste organizzazioni sono costituiti proprio da una funzione agenzia che mette in contatto la domanda con l’offerta, i pazienti che cercano un terapeuta con un terapeuta iscritto ovviamente alla piattaforma della Società.

L’individuazione del terapeuta è dichiarata quanto più coerente con la domanda clinica e, comunque, dovrebbe poi superare anche il vaglio diretto di paziente e terapeuta una volta che si sono conosciuti.

La logica è quella dell’agenzia di incontri ma bisogna tenere presente che, in certe realtà territoriali, non è sempre semplice trovare un terapeuta, tanto meno individuare quello più giusto per uno specifico caso. Soprattutto certi target sono estremamente minoritari: sono pochissimi gli psicologi rispetto alle psicologhe (14%) e gli psicologi pubblici rispetto a quelli privati.

Aggiungiamo che ogni altra mediazione non è esente da limiti e criticità essendo comunque basata su valutazioni di soggetti con gradi diversi di competenza o esperienza o su valutazioni condizionate da rapporti personali o addirittura a rischio di comparaggio con lo psicologo - psicoterapeuta verso cui si smista la domanda. Quindi i limiti e le criticità delle agenzie che mediano l’incontro professionale tra paziente e terapeuta vanno confrontati non con alternative perfette bensì con alternative che possono presentare anch’esse limiti e criticità.

La funzione mediatrice in sé, soprattutto se fosse svolta con scrupolo e qualità, potrebbe anche essere, quindi, abbastanza meritoria e magari aiutare l’accesso al mercato professionale degli psicologi più giovani e non ancora abbastanza conosciuti anche se ben formati e preparati. L’agenzia potrebbe aiutarli nei primi passi, nel ‘cominciare’: potrebbe garantire del lavoro online svolgibile anche da casa quando, magari, non si possono ancora sostenere i costi professionali di uno studio e degli spostamenti fisici per raggiungerlo. In certe prime stagioni professionali , l’agenzia potrebbe essere apprezzata come abbastanza strategica.

D’altronde, c’è forse un consumo oggi che non ci sia mediato da un’agenzia? C’è un consumo che non preveda pregiudiziali selezioni territoriali da parte di un’agenzia? E c’è la possibilità di accedere ai servizi di un’agenzia pubblica o privata senza registrazioni, iscrizioni, cessione di dati, costi per l’utente o ripagati da introiti pubblicitari?

Dunque, bisogna registrarsi, iscriversi, lasciare quote degli introiti all’Organizzazione: sarebbe nella logica dei rientri dei costi organizzativi (personale, strutture, strumenti…) del servizio offerto e nella logica della redditività d’Impresa. Il Mercato e la concorrenza dovrebbero sollecitare la competitività degli standard qualitativi e la convenienza a scegliere un’agenzia o un’altra. Sicuramente stiamo parlando di imprenditori e non di filantropi ma l’importante è che non siano mai superati i range consentiti dal punto di vista normativo o deontologico.

L’oceano e il secchiello: i tempi che corrono

L’offerta di queste Organizzazioni online, la loro funzione agenzia, i tempi e i modi della mediazione tecnologica, l’espansione su tutto il territorio nazionale rendono assimilabile questa esperienza a quella della grande distribuzione. La grande distribuzione è sempre più competitiva perché ha mezzi, possibilità organizzative (nella commercializzazione, nel marketing ecc.) che non possono avere i piccoli esercenti. Più è grande e più è competitiva: il Centro Commerciale lo è più del Supermercato e Amazon più del Centro Commerciale. È chiaro che è a scapito del piccolo esercente e spesso della qualità del prodotto e questo può riguardare in qualche caso anche il prodotto-prestazione e, quindi, anche il prodotto-prestazione clinica.

Non è, tuttavia, la grande distribuzione che disegna la società: sono le caratteristiche e le domande della società che hanno reso inevitabile e, quindi, vincente la grande distribuzione. È un esempio molto calzante. In tanti abbiamo riserve ideologiche nei confronti della grande distribuzione ma nessuno può evitare del tutto al giorno d’oggi l’utilizzo, la comodità, la convenienza della stessa.

È la stessa logica delle Organizzazioni online: in tanti possiamo avere riserve ideologiche ma risponde utilmente a delle domande e sarà sempre più difficile prescinderne. Da un lato è molto cambiata la società, poco tempo umano, l’insofferenza per l’attesa, Google ci ha velocizzato le domande, abituati al tempo reale, il tempo di un click. Dall’altro lato, ci sono le risposte velocizzate dalla mediazione tecnologica e, anche, la buona funzionalità ed efficacia mediamente dimostrate dalle prestazioni cliniche online.

È ovvio che, riguardo alle piattaforme, è più facile raccontarne buone ragioni e qualche eventuale merito sugli aspetti professionali e clinici. È più difficile coglierli sugli aspetti organizzativi, di marketing e finanziari che, da un lato sono oggettivamente più controversi e discutibili, dall’altro, richiedono competenze specifiche per essere indagati in modo più approfondito.

È troppo facile considerare che non tutti i prodotti possono essere venduti o promossi allo stesso modo: una cosa è la psicologia, altra cosa quei tipi di prodotti più materiali e prosaici. Questo dovrebbe essere ovvio, ma in quale sede si sono svolte riflessioni epistemologiche a riguardo? Quando e dove vengono insegnati Soggetto psicologo e Oggetti della psicologia? Su quali basi, oggi, i colleghi dovrebbero sapere distinguere e, soprattutto, ‘sentire’ la distinzione? Le Istituzioni professionali esercitano una vigilanza deontologica a riguardo e ci sono articoli specifici nel Codice Deontologico degli psicologi. Sull’igiene intima, infatti, sono prontamente (forse perfino troppo prontamente) intervenute.

L’oceano e il secchiello: la forma del mondo

A questo punto, vanno fatte, però, alcune considerazioni: la prestazione clinica è comunque un prodotto ed è comunque in un Mercato ed è, nelle dovute misure, comunque assoggettata alle sue leggi. Nella sanità pubblica questo è ancora più vistoso: nomenclatore tariffario, ticket, il ‘valore’ codificato e i tempi contingentati, i cicli standardizzati di colloqui; gli aspetti economico-finanziari e giuridico-amministrativi sopravanzano di gran lunga quelli clinici.

La misura sociale di nessuna prestazione professionale (giuridicamente riconosciuta e professionalizzata) può sottrarsi a logiche di Mercato e, di conseguenza, a logiche di marketing e di sostenibilità finanziaria.

Non è pensabile che solo la psicoterapia non sia toccata da questo e resti outsider: sono dimensioni con cui fare i conti. Qualunque forma volesse darsi nel mondo, non potrebbe sottrarsi ad un discorso di sostenibilità finanziaria perseguita anche attraverso strategie di Mercato che non possono non prevedere anche la conoscenza dei suoi meccanismi e la capacità, in qualche misura, di maneggiarli, anche per poterne governare delle misure etiche.

Allora, la questione non sarà mai questa poiché il tempo sociale e la forma del mondo non sono nelle nostre prerogative personali: la questione sarà sempre vigilare gli eccessi, le misure etiche e i range normativi, muovendosi comunque nella condizione data dal nostro tempo sociale e dalla forma del mondo in cui siamo inseriti.

Una cosa è la psicologia e un’altra cosa sono altri tipi di prodotti. Questo dovrebbe essere ovvio, ma in quale sede si sono svolte riflessioni epistemologiche a riguardo? Quando e dove vengono insegnati soggetto psicologo e oggetti della psicologia? Su quali basi, oggi, i colleghi dovrebbero sapere distinguere e, soprattutto, ‘sentire’ la distinzione?

Se l’esperienza di un’Organizzazione online non diventa formalmente Oggetto indagato su tavoli istituzionali per violazioni deontologiche o normative, il giudizio su tale esperienza afferisce solo ad opinioni e valutazioni soggettive. Purtroppo, non ci resta che affidarci a quel ‘sentire’ le distinzioni di ogni singolo collega. E si torna al vulnus della mancata formazione epistemologica, ripetuta due volte e messa in corsivo perché la ritengo il presidio fondamentale contro eventuali degenerazione e trasfigurazione dei nostri termini professionali.

Poi, ovviamente, la misura dei giudizi e dello scandalizzarsi dipenderanno anche ogni volta da quanto l’esperienza di cui sopra è percepita lontana dalla propria idea e dalla propria esperienza della psicologia. La riflessione diventa soprattutto culturale e filtra inevitabilmente anche il dato generazionale: tutte le forme del mondo correnti sono più comprese e meglio maneggiate, ovviamente, dalle generazioni più nuove.

Le generazioni meno giovani dovrebbero essere testimoni, tuttavia, di molti altri cambiamenti che hanno comunque sempre investito il rapporto tra codici e paradigmi di una professione e i codici e i paradigmi del tempo in cui essa si svolgeva. Sarebbe un discorso molto interessante ma anche troppo lungo. E, comunque, non sono mai mancati nel tempo i casi guardati con sospetto, che potevano apparire difformi, presentare punti discutibili, poco trasparenti o, addirittura, piuttosto opachi, per quanto riguarda utilizzi prosaici delle relazioni cliniche sui versanti finanziari.

Unobravo tra Fondi di investimento ed eccessi da rimediare

Un rischio di sbilanciamento sugli interessi a scapito del merito, è rappresentato, a mio avviso, dai round di investimento.

Non dettaglio qui la vitalità a riguardo di Unobravo, tutte le operazioni completate nel tempo e le Società che ne sono state riguardate.

Una criticità è data dal fatto che i capitali che si raccolgono non è che semplicemente consentono di accelerare i processi di crescita: i capitali raccolti ‘pretendono’ questa accelerazione poiché investimenti e deinvestimenti (con spostamenti di capitale più ‘redditizi’) sono correlati a dei target da raggiungere.

Raggiungere questi target è vitale per non perdere l’investimento e questo innesca pressione esogena che dopa inevitabilmente i processi endogeni, morde i calcagni di intenzioni, misure e paradigmi e curativi.

In qualche modo, le Società finiscono con il correlare le loro stesse quote di sopravvivenza alle quote-target attese dal Fondo che ha investito, impiccandosi a scommesse di accelerazione che non consentono di andare più troppo per il sottile con le quisquiglie etiche.

Si fanno più cose, magari sempre meno coerenti con la ‘mission’ di partenza, e si fanno in modo meno vigilato e selezionato.

È la fenomenologia dei round di investimento: i Fondi hanno per definizione ambizioni e appetiti non negoziabili: mirano sempre ad accompagnare gli attori nel proprio portfolio alla quotazione dei titoli sul mercato azionario poiché è quello il vero core business.

L’attenzione al merito, il presidio degli standard qualitativi e la resistenza alla implicita pressione trasfigurativa dei Fondi sono sempre molto difficili per ogni Società.

Figurarsi quanto possano essere ancora più difficili per una Società che si occupa dei gangli più delicati, sensibili e complessi della salute: i gangli psicologici.

Sia ben chiaro che anche i round d’investimento costituiscono ineludibile forma del mondo e una Società nel Mercato, oltre certe soglie di affermazione, difficilmente può evitare di farci i conti. Data ‘la Cosa di cui si tratta’, tuttavia, la riflessione e la vigilanza sulle misure compatibili, tra i diversi codici ed interessi in gioco, debbano essere molto maggiori che in tutti gli altri più ordinari casi di imprenditoria e business puri.

Un ultimo punto sulle Organizzazioni online riguarda la voce ‘altre attività’ ed altri ‘servizi offerti’.

Anche se il core business quasi sempre è costituito dalla funzione agenzia che seleziona e media l’incontro tra dottore e paziente, c’è da dire che poi le Organizzazioni online svolgono altre attività e garantiscono altri servizi per gli psicologi iscritti alla piattaforma, servizi spesso di buona qualità anche scientifica.

Questi altri servizi sono spesso gratuiti e integrano l’offerta per gli iscritti alle relative piattaforme. Ancora una volta è ineludibile ovviamente un ripagamento in registrazioni, iscrizioni, dati e pubblicità per il semplice motivo che sono ancora una volta ineludibili, anche per questi ulteriori servizi, sia i costi organizzativi, in personale, strutture e strumenti sia le solite questioni della sostenibilità economica e della redditività d’Impresa.

La soglia dell’eccesso e della dismisura è sempre legata a degli slittamenti collaterali.

Nell’impianto generale giustificato delle diverse linee di attività, quando la vigilanza etica è lasca, trova sempre il modo di passare qualche particolare controverso e discutibile.

Nella mediazione delle prestazioni online, mediazione che ho comunque provato a giustificare, c’è poi lo slittamento sulle percentuali di guadagno riconosciuto ai colleghi iscritti ma, soprattutto il valore assegnato alla prestazione professionale e, con esso, la dignità assegnata a tale prestazione. Qui torna il vulnus storico di quelle generazioni che non hanno riflettuto abbastanza Chi è il Soggetto psicologo e qual è l’Oggetto della psicologia, l’importanza, la delicatezza e la complessità della Cosa Di Cui Si Tratta.

Nella promozione, comunque sempre mediamente spregiudicata dei prodotti, c’è poi lo slittamento sconsiderato nei colloqui-premio per gli acquirenti di detergenti intimi: c’è sempre un eccesso cartina di tornasole di una vigilanza etica non adeguata.

Nelle altre attività, tra gli altri servizi offerti, ci sono i meritori Auditorium, interviste con esperti ben preparate e ben fatte. Ma anche lì scappa il freno: gli esperti semplicemente intervistati si ritrovano poi sulla piattaforma indicati come Docenti, nonostante i contratti e le regole d’ingaggio si riferiscano solo ad un’intervista. Forse ci si incunea ambiguamente in successivi utilizzi didattici eventualmente autorizzati dei materiali registrati ma, tecnicamente, resta un falso ideologico perseguibile.

Insomma, senza un filtro etico rigoroso, non c’è esperienza che non esponga l’interesse più del merito mentre sarebbe opportuna una misura più riflettuta e molto meglio bilanciata.

E così, dito, luna (fissarsi sulle esperienze invece che sui fenomeni), oceano e secchiello (illudersi riguardo a velleitari ritorni a tempi irrimediabilmente andati), tra tanto segno ineludibile del tempo sociale corrente e tanta ineludibile logica di mercato, ricorrono quindi anche degli eccessi: quelli in cui si è già incorsi sono assolutamente da rimediare.

I rischi di eccessi futuri sono, invece, assolutamente da vigilare affinché gli eccessi futuri siano assolutamente evitati.

 

 

 



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