Compito di una Società Scientifica come la SIPSIOL è quello di osservare e studiare i fenomeni che caratterizzano la presenza degli psicologi italiani sul web e sui social media. Abbiamo deciso di iniziare un lavoro di ricerca partendo da una analisi della presenza professionale su YouTube.
di Stefano Paolillo e Massimiliano Di Liborio
Le premesse teoriche di questa indagine sono state pubblicate nello scorso luglio e vi rimandiamo all'articolo che è stato pubblicato da Sipsiol. Si ribadisce che il presente report si riferisce a un'indagine e non a una vera e propria ricerca. Quanto riportato vuole essere semplicemente uno sguardo su un fenomeno.
I PARAMETRI
- si è cercata la capacità di rendersi riconoscibili, ovvero, se sussiste il tentativo di entrare in relazione con gli utenti già dalla home page [fotoprofilo + copertina]
- la capacità di evidenziare la propria area di specializzazione [tema del canale] e i saperi specialistici offerti [macrotematiche]
- il profilo dell'account attraverso i tempi, le visite, le affiliazioni, la frequenza di pubblicazione e la quantità di materiale offerto [data di creazione - mesi di esistenza; visualizzazioni; iscrizioni; ultimo aggiornamento+cadenza; numero di video]
- padronanza del mezzo attraverso le forme e le tecniche [durate; postproduzione; qualità audiovideo; struttura narrativa]
- capacità di engagement che può evidenziare se l'account viene proposto/percepito come un mezzo attivo o, invece, una vetrina/deposito [like/nolike; commenti+risposte]
- tipologia di approccio attraverso la modalità [tipologia psicologica]
IL CAMPIONE
Abbiamo scelto 50 account, con metodo random, attraverso il motore di ricerca di Youtube, digitando le parole "psicologa, psicologo, psicoterapeuta". Di ogni account abbiamo preso in esame fino a 50 video a ritroso nel tempo. Gli account scelti sono caratterizzati esplicitamente dalle qualifiche usate nella ricerca.
MODALITÀ DI RACCOLTA DEI DATI
Abbiamo concordato preventivamente le modalità per valutare i parametri da riportare su un'apposita scheda. È stata elaborata anche una guida per eventuali collaboratori.
I GRANDI NUMERI
I 50 account presi in esame assommano complessivamente 10.688 video, totalizzando 101.348.781 visualizzazioni ed ottenendo 894.032 iscrizioni. I video analizzati sono 1896.
LE DIMENSIONI SECONDARIE - I PARAMETRI
- Il 96% degli account ha usato il proprio volto per connotare il profilo. Per la copertina, che avrebbe la funzione di identificare ulteriormente l'account (graficamente foto-profilo e copertina sono parzialmente sovrapposte). Abbiamo osservato che il 10% non utilizza questa opportunità e un 14% offre una foto incoerente col tema del canale. Nel rimanente 75% dei casi, le copertine sono una ripetizione dell'immagine dello psicologo (38%) o comunque coerente col tema (36%).
- Il tema del canale può essere esplicitato attraverso un testo in descrizione. Il 18% del campione non esplicita il tema, lasciando intuire in modo vago che vengono trattati temi di psicologia, in generale. I temi specifici incontrati vanno dalla psicologia giuridica alla musicoterapia, dalle dipendenze in amore al lifestyle, dalla relazione adulti/adolescenti all'hikikomori. Un'ulteriore indicazione per gli utenti può venire dalla creazione di playlist che, attraverso i titoli che sono assegnati, possono orientare da parte dell’utente. Escludendo un 12% che non ha creato playlist, per il resto c'è abbondanza di macrotematiche. In sporadici casi è stato riscontrato l'inserimento di tematiche che indirettamente passano attraverso una visione psicologica: ad esempio meditazione, filosofia, viaggi, estetica, sport.
CARATTERISTICHE E PERFORMANCE
- la permanenza nel tempo degli account evidenzia la lunghezza del presidio on line. La media generale è di quasi 8 anni, con il più vecchio che è stato creato oltre 14 anni fa e il più recente 3 anni fa.
- detto che le visualizzazioni complessive degli account presi in esame ammontano a oltre 100mln, passiamo da account che totalizzano da soli 40mln ad altri che ne registrano poco meno di 400. Escludendo l'account da svariate decine di milioni di visualizzazioni e che ha caratteristiche anomale (influencer dichiarata), gli altri realizzano un totale di oltre 61 MLN di visualizzazioni, per una media di 1.247.223. Il dato delle visualizzazioni rimane solo vagamente indicativo perché sono state conteggiate secondo parametri che Youtube ha variato nel tempo. Le visualizzazioni, quindi, vanno incrociate con le iscrizioni. Se un utente ritiene di non voler “smarrire” quell'account, allora può iscriversi e nella propria home page sarà registrata quella preferenza.
Le iscrizioni agli account presi in esame sono state 894.932 ma, come per le visualizzazioni, se si esclude “l'account anomalo”, il totale scende a 580.932. Se poi, si tolgono dal computo i 5 account i cui autori hanno deciso di disabilitare la possibilità di iscriversi, si riscontra una media di 13.203. Anche in questo caso si va dagli estremi di 314.000 a nessuna iscrizione.
Un altro aspetto che delinea il tipo di utilizzo dell'account da parte degli autori è costituito dalla frequenza di pubblicazione. È noto che cadenzare l'uscita di un prodotto facilita la fidelizzazione degli utenti. Gli account con una cadenza regolare sono stati il 44%. Sappiamo bene che il pubblico del web è molto volatile!, quindi la scelta della durata dei propri video è una scelta strategica.
Abbiamo usato un metro di classificazione abitualmente usato in ambito cinetelevisivo:
- Video entro i 3 minuti (durata classica degli spot della pubblicità). In questa fascia sono stati individuati 442 (23%).
- video tra i 3 e i 15 minuti, in questa dimensione viene identificato, sostanzialmente, un cortometraggio. In questa fascia sono inclusi 1.061 (56%).
- Nella fascia del mediometraggio, ovvero entro i 60 minuti, sono stati contati 307 (16%). I residuo è raccolto nella fascia che va oltre l'ora.
La competenza tecnica nella realizzazione audiovisiva degli autori può essere inferita anche da altre caratteristiche. Se nel 72% degli account è possibile riscontrare interventi successivi alla registrazione (montaggio, grafica e altre modalità di postproduzione), si scende a un 58% di account i cui video possono essere definiti di ottima qualità nell'immagine. Quando si arriva alla qualità dell'audio la percentuale si abbassa ulteriormente, riducendosi al 46%.
Un altro parametro che influenza è la struttura narrativa. Nel 98% del campione, vengono proposti dei monologhi (io ti racconto: guardami), il 30% utilizza della grafica a supporto, il 32% ha usato anche della musica e il 28% ha impiegato altre forme, tra cui la recitazione.
Si arriva, quindi, allo scopo primario di un account di Youtube (da affiancare alla preminente funzione autopromozionale), che è l'engagement, ovvero come interagiscono tra loro utenti e autori. Una prima dimensione riscontrabile è il MiPiace vs. NonMiPiace.
Considerando che gran parte di coloro che non apprezzano un video, si limitano a lasciare la visione (parametro consultabile attraverso la funzione di Youtube Analitics che mostra il tempo di abbandono), nei video in esame, abbiamo osservato solo 4 account che non hanno ricevuto like o ne hanno avuto pochi.
In antitesi, abbiamo un 48% di account che ha ottenuto almeno il 90% di video apprezzati. Naturalmente, c'è chi dissente e spunta anche il no-like. Il 24% degli account ha visto una presenza irrisoria di no-like.
Un'altra manifestazione dell'engagement sono i commenti che gli utenti possono scrivere sotto un video. Gran parte dei commenti sono lodi all'autore, ma non mancano i denigratori. In questo caso sono il 14% quelli che non hanno avuto praticamente commenti.
Da notare che c'è stato anche chi ha disattivato la possibilità di commentare. Importante dato da incrociare con i commenti è la frequenza di risposta dell'autore agli stessi. Sono stati il 26% gli autori che hanno risposto sempre, almeno una volta, ai commenti degli utenti.
Per ultimo abbiamo lasciato quello che risulta l'aspetto predominante dei video degli psicologi su Youtube. Un dato che si è manifestato attraverso la schiacciante preponderanza di monologhi autopromozionali. Li abbiamo definiti video di emanazione del sé (92%), video che mostrano una sovraesposizione della persona. Al contempo, però, sono rintracciabili i tentativi di effettiva divulgazione del sapere psicologico in un confortante 86% dei casi.
IPOTESI E CONCLUSIONI
Nel corso degli anni, la piattaforma social e motore di ricerca video Youtube, si è conquistata la seconda posizione, in termini di utilizzo, dopo Facebook e prima di Whatsapp (fonte wearesocial.com). Con questa indagine, abbiamo provato a scattare una fotografia rispetto la presenza degli psicologi su questa importante piattaforma che rimandi un'immagine di noi stessi e che consenta anche di capire e migliorare.
I risultati evidenziano come l’approdo e la presenza degli Psicologi su Youtube sia massiccia (i 50 account presi in esame assommano 10.688 video) ed è iniziata ormai da molti anni (il primo video incontrato risale al 2006).
In generale, abbiamo notato dei buoni dati rispetto la capacità di engagment per quanto riguarda la relazione tra visualizzazioni, like e iscrizioni. Vedremo in seguito per altri aspetti.
La regolarità nelle pubblicazioni, nonostante sia una degli strumenti che può aiutare maggiormente nella fidelizzazione dell’utente, non è alla portata di quasi una metà del campione. In fondo essere regolari nelle pubblicazioni richiede molte energie e molte risorse, soprattutto in termini di tempo.
La scelta più adoperata di produrre video di una durata compresa tra i 3 e i 15 minuti riflette, probabilmente, l’obiettivo di offrire una divulgazione della psicologia, oltre alla naturale e fisiologica auto-promozione.
Nonostante nella maggior parte dei video esaminati sia presente un lavoro di post produzione, rispetto la qualità audio-video possiamo ipotizzare che ci sia ancora “molto da fare”. Spesso abbiamo incontrato video dalle qualità di registrazione audio-video non proprio professionali. Non è sufficiente uno Smartphone per creare un video che offra una parvenza di professionalità.
Nonostante una quota dei canali a campione sia un po’confusionarià rispetto la chiarezza e la coerenza dei temi trattati, nel nostro lavoro abbiamo potuto osservare come siano presenti i molti ambiti della psicologia in termini di temi e macrotematiche. Il pubblico della rete sembra gradire e ricambiare questa professionalità.
È utile e doveroso, però, analizzare anche altri aspetti legati alla narrazione e alla psicologia. Immaginiamo che gli psicologi che hanno deciso di aprire un canale su Youtube abbiano considerato questo approdo audiovisivo come necessario. In primo luogo, necessario alla propria autopromozione. Questa non deve essere vista esclusivamente in un'ottica pubblicitaria (io offro questo servizio), ma anche in termini di autovalorizzazione (io so, quindi puoi chiedermi/fidarti). Lungo questo percorso si giunge alla divulgazione (io so e ti spiego) che mostra in filigrana l'autovalorizzazione a cui abbiamo accennato. La cartina tornasole di questa tendenza è la modalità narrativa. Quel 98% di video che contengono esclusivamente una persona che affabula (narra, spiega, ammonisce, blandisce, conforta, che offre giustificazioni, che evoca comportamenti), da un lato induce a sospettare dei cedimenti ad un'involontaria scivolata narcisistica, dall'altro è illuminante sulla carente cultura audiovisiva. Il racconto orale faccia-a-faccia ha matrice nelle nostre infanzie e rappresenta la forma più elementare di narrazione che, però, ha un limite: si basa sulla fiducia (credo a quello che dici perché lo dici tu). La narrazione audiovisiva, al contrario, ha la peculiarità di poter mostrare. Essa è tanto più efficace, quanto più si avvicina agli stilemi che osmoticamente abbiamo assorbito in decenni di esposizione a cinema e televisione. Ci sono oltre cento anni di evoluzioni linguistiche audiovisive a cui attingere e, invece, tutta la divulgazione mostrata dagli account esaminati si riduce a una persona che si mostra e spiega.
Un po' poco.
Un altro riscontro dell'effetto-vetrina che viene ricercato è nella carenza di interazione di ritorno. Se alcuni hanno addirittura evitato le interazioni disattivando la funzione dei "commenti", la maggior parte non interagisce con quanti cercano di entrare "in relazione". Ciò si deduce da quel esiguo 26% di autori che hanno risposto almeno una volta ai commenti degli utenti a un video. Guardando lo stesso dato al rovescio, si osserva che il 74% degli psicologi non interagiscono. Un dato su cui riflettere.
Altro aspetto, infine, che viene naturale considerare, ma che non può essere evidenziato dai numeri, è che raramente gli autori hanno la consapevolezza di rappresentare non solo se stessi, ma anche una categoria professionale. Azzardiamo l'ipotesi che la scarsa dimestichezza col mezzo audiovisivo abbia fatto smarrire la riflessione sugli effetti collaterali può di un video. Questo fenomeno è possibile intuirlo anche osservando le immagini e notando una scarsa cura del set. Come gli elementi di arredamento nella stanza del setting danno indicazioni al paziente sul terapeuta (comunicazione non verbale), così gli elementi presenti nell'inquadratura hanno effetti analoghi. In conclusione, possiamo affermare di aver scattato una fotografia interessante, ma un po' sfuocata e in bianco e nero. Con le ovvie eccezioni , naturalmente.