Analogico e digitale, due termini che sono stati sempre messi in contraddizione tra loro, ma che oramai già da molti anni hanno trovato numerosi punti di incontro, tanto che oramai non esiste più soluzione di continuità tra questi due mondi.
di Ivan Ferrero
Analogico e digitale, due termini che sono stati sempre messi in contraddizione tra loro, ma che oramai già da molti anni hanno trovato numerosi punti di incontro, tanto che oramai non esiste più soluzione di continuità tra questi due mondi.
Ma a che punto siamo?
A che punto è l’integrazione tra la nostra vita online e la nostra vita offline?
E soprattutto: come questa sta modificando, e modificherà ancora, il nostro modo di vivere e di percepire noi stessi e la Realtà che ci circonda?
Un’unica faccia della stessa medaglia
Un tempo era la nostra vita, e poi veniva il digitale, un’appendice a volte comoda ma non sempre necessaria.
Poi le cose si evolsero molto velocemente, e nel giro di pochissimi anni ci ritroviamo letteralmente immersi nel digitale, che assume i toni di una materia densa all’interno della quale noi ci spostiamo, ci nutriamo, ci divertiamo, lavoriamo, amiamo.
Una sorta di quinto stato della materia che oramai è così scontato come l’aria che respiriamo.
Se prima analogico e digitale erano due mondi completamente separati, poi sono diventati due facce della stessa medaglia.
Ma potremmo, anzi a mio avviso dovremmo, andare ancora oltre, fino a fare cessare la distinzione tra questi due stati del nostro Essere: un’unica faccia della stessa medaglia.
Non è solamente una strategia comoda per studiare un fenomeno così ampio e così pervasivo che noi Esseri Umani facciamo fatica a concepire in tutta la sua complessità: è la realtà dei fatti, ed è l’unico modo possibile.
Ad esempio nel nostro processo decisionale verso l’acquisto di un prodotto spesso visioniamo la merce in un negozio fisico, poi andiamo su Internet a cercare recensioni e chiedere opinioni, e solo dopo torniamo nel negozio per acquistare, oppure acquistiamo direttamente online.
Sempre più spesso ci accade di conoscere una persona online e approfondire la sua conoscenza sui social network, e poi accordarsi per un incontro offline.
Un processo che porta anche ad amori e matrimoni.
Oppure pensiamo a team di lavoro distribuite lungo tutto il globo, che non si incontreranno mai dal vivo, ma che produrranno beni e servizi i cui effetti si verificheranno nel mondo analogico.
Sono esempi, ma non basta, perchè presuppongono ancora una distinzione tra reale e virtuale.
Possiamo, e dobbiamo, spingerci oltre.
Viviamo immersi nel Digitale
Se noi pensiamo al nostro smartphone come al top della nostra esperienza digitale siamo fuori strada.
Sebbene questa scatoletta sia diventata il nodo attraverso cui passa l’intera nostra vita, analogica e digitale, ha ormai gli anni contati.
In realtà il nostro cellulare ha avuto l’unica funzione di traghettarci verso quella che sarà la nostra vera esperienza digitale, una rivoluzione che prende il nome di IoT (Internet of Things), wearable devices (dispositivi indossabili), AI (Intelligenza Artificiale), potenziati dalle prossime connessioni 5G.
Si prevede che nei prossimi anni saranno sempre di più gli oggetti insospettabili del nostro quotidiano che saranno connessi a Internet.
Pensiamo alla domotica: le luci di casa che comandiamo con la nostra voce e che si accendono sentono che ci stiamo avvicinando alla porta di ingresso.
Il forno che scarica la ricetta da Internet e da lì calcola tempi di cottura e altro.
La lavatrice che acquista autonomamente il detersivo quando sente che sta per esaurirsi.
Sensori per l’inquinamento che regolano i filtri dell’aria di casa nostra, piani di cottura e dispositivi per il riscaldamento che si autoregolano in modo da ridurre l’inquinamento e i consumi.
Tutto questo, e molto altro, trasforma la nostra casa in un enorme programma informatico, e noi siamo le creature che abitano questo software.
Possiamo estendere questo concetto a luoghi più macro come le città, ad esempio sono già in corso progetti di semafori che si autoregolano leggendo il traffico in tempo reale, in modo da limitare i congestionamenti e di conseguenza anche l’inquinamento.
Oppure satelliti che monitorano in tempo reale la situazione dei parcheggi della città, e che comunicano al nostro navigatore il posto auto libero più vicino alla nostra posizione.
Il tema delle smart cities è molto caldo in questo momento.
E poi abbiamo i dispositivi indossabili.
Smart watches, visori per la realtà virtuale e la realtà aumentata che approderanno sul Mercato nei prossimi anni (i progetti sono già in fase avanzata), ma anche abiti che cambiano colore in base ai nostri stati d’animo.
Questi, e molti altri, i dispositivi di cui ci stiamo circondando e che ci restituiranno dei feedback di noi stessi in un modo mai visto prima d’ora nella Storia degli Esseri Umani: la rappresentazione di noi attraverso dei dati oggettivi, e quindi una visione di noi quantificata.
Disumanizzazione dell’Essere Umano, oppure arricchimento dello stesso?
Sostituiremo la percezione di noi stessi con freddi dati binari, oppure il nostro Essere verrà arricchito di una nuova percezione di noi che si affiancherà o, meglio, si fonderà con la percezione chi ci ha accompagnato per milioni di anni?
Relazioni digitali
Oltre a tutto questo, stiamo assistendo alla nascita di Esseri Digitali con i quali ci stiamo abituando ad interagire, in alcuni casi anche con modalità molto profonde.
Sempre più call center ci mettono in contatto con bot, assistenti virtuali che ci parlano come se fossero esseri umani reali, con tanto di nome.
E le ricerche dicono che noi tendiamo a relazionarci con loro come se fossero reali.
Inoltre quando entriamo in contatto con questi assistenti virtuali ci formiamo anche l’aspettativa che il bot in questione sarà in grado di esaudire le nostre richieste esattamente come lo farebbe un essere umano.
Aspettativa puntualmente delusa, ma solo per il momento.
Spingendoci oltre pensiamo agli influencer digitali, ossia influencer appositamente (e strategicamente) costruiti tramite computer grafica.
Come Lil Miquela, giovane influencer che non esiste nella realtà.
Miquela è ospite di eventi (reali), tiene interviste in televisione, registra canzoni e album di successo, promuove brand, si batte per i diritti delle minoranze etniche.
E tagga i suoi amici, anche loro completamente costruiti in digitale.
E le persone si rapportano con loro come farebbero con un essere umano.
Fino al fenomeno delle Waifu, ossia mogli e fidanzate virtuali che è possibile flirtare e ricoprire di regali (pagati con soldi veri).
Oppure i sex robots, una sorta di real dolls molto evolute che incorporano le stesse tecnologie usate dagli assistenti virtuali.
Con questi sex robots è possibile parlare, confidarsi, esprimere i propri sentimenti: una relazione che non necessariamente deve sempre sfociare nel sesso.
Infatti possiamo programmare questi robot in modo che siano più facili oppure più impegnativi da conquistare.
Questi sex robots sono già in vendita.
L’Era della Convergenza e della post-Verità
Come possiamo vedere sono tecnologie che abbiamo già, sebbene ancora allo stato primitivo.
Che cosa ci manca allora per compiere il salto?
La convergenza.
Nel momento in cui l’Intelligenza Artificiale sarà in grado di restituirci esseri digitali dal comportamento sufficientemente umano, e visori di realtà aumentata in grado di rappresentare immagini sufficientemente realistiche, allora noi vivremo la nostra vita quotidiana incontrando esseri sia umani che digitali senza essere in grado di scorgerne la differenza, e ci relazioneremo con loro allo stesso identico modo.
Grazie ai visori potremo modificare a nostro piacimento la nostra visione del mondo che ci circonda.
Il cielo oggi è troppo monotono? Ci metto qualche nuvola per movimentarlo un po’.
La luce rende i colori troppo sbiaditi per i miei gusti? Posso metterci un po’ di saturazione per muovermi in un mondo dai toni più intensi.
E due partner potranno camminare sotto lo stesso cielo ma al tempo stesso non essere sotto lo stesso cielo.
E grazie ai filtri potrò mostrarmi agli altri come lo desidero io, ad esempio un po’ più magro, un po’ più alto, un po’ più biondo, oppure con un colore degli occhi diverso da quello reale.
E la cosa interessante è che sarà socialmente accettato, come sta diventando socialmente accettata la chirurgia estetica, salvo dei Movimenti Culturali che proclameranno la bellezza del genuino e del naturale.
Ci stiamo spostando verso l’Era della post-Verità, in cui non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che io ritengo sia vero.
Una ridefinizione dell’Essere Umano e della Realtà che lo circonda che diventa estremamente fluida fino a perdere completamente ogni punto di riferimento.
Un Mondo in cui Reale e non Reale non avranno più alcuna distinzione, perchè questa non avrà più importanza.
Ivan Ferrero è psicologo delle nuove tecnologie, studia come queste ultime stanno cambiando il nostro modo di vivere e di percepire la realtà, affrontando temi quali cyberbullismo, dipendenza da Internet, gioco d'azzardo online, ma anche trovando il lato positivo dei nuovi media. |