Il Cyberspazio sembra indebolire le barriere psicologiche dell'individuo al punto da creare meccanismi dissociativi tra ciò che egli manifesta nel mondo reale rispetto al mondo virtuale. L'effetto di disinibizione online è il termine creato da John Suler, esperto di cyberpsicologia, per spiegare l'insieme di quei fattori che possono determinare una scissione tra il Sè reale e il Sè virtuale.

di Giorgia Lauro

sè virtuale effetto di disinibizione online

Internet è popolato da milioni di persone che ogni giorno coltivano o intraprendono nuove connessioni online. Tutti gli utenti che fanno parte del cyberspazio, secondo diversi clinici e ricercatori (Joinson, 1998; King & Barak, 1999), sembrano mettere in atto comportamenti atipici rispetto a quando farebbero normalmente nel mondo reale.

In tal senso, sembra che gli utenti digitali si sentano meno frenati e portati ad esprimersi più apertamente. Questo fenomeno, secondo John Suler, Docente di Psicologia presso la Rider University, New Jersey, è divenuto così pervasivo al punto da identificarlo con il termine di “Effetto di disinibizione online”.

Questa disinibizione sembra funzionare in due direzioni apparentemente opposte. A volte le persone condividono molte cose personali rispetto al propria vita privata, attraverso lo svelamento di emozioni, paure, desideri. In alcuni casi mostrano gentilezza e generosità, come se volessero a tutti i costi aiutare gli altri. Questa forma di disinibizione appare quindi come “benigna”.

Dall'altra parte, si assiste invece ad un linguaggio volgare, critiche dure e aspre, presenza di rabbia, odio e persino minacce. Molto spesso gli utenti del web fanno anche visita al cosiddetto Dark web, quella parte oscura del web popolata da pedopornografia, violenza e criminalità, ossia luoghi che non avrebbero modo di esplorare nel mondo reale con così tanta facilità. Questa forma di disinibizione, secondo il Dottor Suler, può quindi essere definita “tossica”.

Rispetto alla forma benigna, la disinibizione potrebbe indicare che si cerca di comprendere e affinare alcune capacità, provare a risolvere problemi interpersonali o esplorare nuove dimensioni emotive della propria identità (Suler, 2002).

Da questo punto di vista, l'autore specifica che tale forma di disinibizione potrebbe essere considerata come un processo di “elaborazione” o “auto-realizzazione”. Al contrario, la controparte tossica può essere intesa come catarsi cieca, una coazione a ripetere infruttuosa e un dispiegamento di tutti quei bisogni sgradevoli e insoddisfatti che non portano a nessuna crescita personale (Suler 1999; Suler, 1998).

A prescindere dalla natura della disinibizione ciò che bisogna chiedersi è cosa causa questa disinibizione online? Quali elementi del cyberspazio determinano l'indebolimento delle barriere psicologiche?

Secondo il Dottor Suler sono diversi i fattori coinvolti in questo fenomeno. Per alcune persone, la presenza di due o più fattori produce l'effetto tossico della disinibizione. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, questi fattori si intersecano e interagiscono tra loro, si completano a vicenda, creando un effetto più complesso e amplificato.

 

Anonimato dissociativo

Nonostante le persone su internet possano utilizzare nomi utenti e indirizzi e-mail visibili, queste informazioni non rivelano molto sulla persona che li sta utilizzando, specialmente se il nome scelto è fantasioso e l'indirizzo e-mail poco personalizzato.

Quando lo desiderano gli utenti sono in grado di strutturare una presenza online che nasconde gran parte se non tutta la loro identità. Il termine anonimo non è stato infatti scelto casualmente, in quanto diversi utenti scelgono un nome che non è quello reale. Questo anonimato è quello che secondo il Dottor Suler crea l'effetto disinibizione.

Quando le persone hanno l'opportunità di separare le loro azioni online dalla loro identità e stile di vita reale si sentono meno vulnerabili nel dover rivelare cose di sé. Il processo dissociativo che subentra nel mondo online è legato al fatto di poter operare un comportamento online completamente contrario o non integrato a quello reale.

Il Sè online diventa cioè un Sè compartimentato. In tutti quei casi in cui si assiste ad espressioni di rabbia, ostilità o altre azioni devianti, la persona può evitare la responsabilità di tali comportamenti, quasi come se le istanze del Super-io ed i processi cognitivi morali fossero stati temporaneamente entrati in una modalità off-line dell'identità online.

In effetti le persone potrebbero arrivare a convincersi che quei comportamenti non li rappresentano minimamente.

 

Invisibilità

In molti ambienti online, in particolare quelli dove la comunicazione è esclusivamente scritta, le persone non possono vedersi. Quando le persone visitano siti web, chat room e bacheche, altre persone non sono a conoscenza di tutti gli utenti presenti in quel preciso momento ad eccezione dei web-master e quegli utenti che hanno accesso a strumenti software in grado di rilevare il traffico online.

Questa invisibilità dà alle persone il coraggio di visitare luoghi virtuali che non esplorerebbero nella vita reale. Nonostante questo fattore sembri richiamare l'anonimato di cui sopra, in realtà vi sono alcune differenze importanti.

Nella comunicazione testuale di chat, e-mail, messaggistica istantanea e blog, le persone potrebbero conoscere molto sulle reciproche identità, anche se non possono ancora vedersi o sentirsi.

Tuttavia, l'opportunità di essere fisicamente invisibile amplifica l'effetto di disinibizione. Le persone non devono preoccuparsi di come appaiono quando scrivono un messaggio o di come appaiono gli altri. Vedere un'espressione annoiata, un sospiro o altri segni sottili possono infatti inibire ciò che le persone sono disposte ad esprimere.

Secondo la teoria psicoanalitica, l'analista siede dietro il paziente per rimanere una figura fisicamente ambigua, che non rivela alcun linguaggio del corpo o espressione facciale, al fine di garantire al paziente la maggiore libertà di espressione senza sentirsi inibito dalle reazioni fisiche dell'analista.

Nelle relazioni quotidiane, le persone a volte distolgono lo sguardo quando discutono di qualcosa di personale ed emotivo. Nel mondo online, la possibilità di evitare il contatto visivo o faccia a faccia disinibisce le persone.

 

Asincronicità

Negli scambi di messaggi che avvengono tramite e-mail o nei forum, la comunicazione è asincrona, ossia non in tempo reale. Questo potrebbe quindi richiedere minuti, ore, giorni o addirittura mesi per dare o ricevere una risposta. Il fatto di non dover affrontare una reazione immediata da parte di qualcuno tende a disinibire le persone.

Nella vita reale, in un ciclo di feedback continuo che rafforza alcuni comportamenti e ne estingue altri, le risposte modellano il flusso continuo di auto-divulgazione ed espressione comportamentale, di solito nella direzione della conformità delle norme sociali.

Nel contesto della comunicazione asincrona, il ritardo nella comunicazione potrebbe costantemente generare processi di disinibizione, sia benigna che tossica, che evita le norme sociali. Alcune persone potrebbero infatti sperimentare la comunicazione asincrona “scappando” dopo aver scritto un messaggio personale, emotivo o ostile.

 

Introiezione solipsistica

L'assenza di caratteristiche visive in una comunicazione basata sul testo può spesso alterare i confini del Sè. In tal senso, nelle relazioni che si instaurano nel mondo online le persone possono convincersi di aver creato una forte connessione mentale con l'altro/altra con cui stanno interagendo.

Anche se può sembrare banale, nel momento in cui si leggono i messaggi che si ricevono dal proprio interlocutore, si tende a personificarlo, anche ad immaginare il suo tono di voce, come se la sua presenza fosse stata assimilata, se non introiettata nella psiche.

Naturalmente, l'impossibilità di comunicare oralmente con quella persona può consapevolmente o inconsciamente, portare un soggetto ad assegnare un oggetto visivo o un'immagine all'altro.

Il compagno online, secondo il Dottor Suler, diventa così un personaggio interno del proprio mondo intrapsichico, un personaggio modellato in parte dal modo in cui la persona si presenta effettivamente attraverso la comunicazione testuale, ma anche dal proprio sistema di rappresentazioni interne basato sulle aspettative, i desideri e le esigenze personali.

Secondo il Dottor Suler, il meccanismo implicato in questo tipo di processo riguarda le reazioni transferali le quali incoraggiano la formazione di questa percezione introiettata quando esistono somiglianze tra il compagno online e altre persone significative nella vita di una persona, e quando si crea una sorta di parallelismo ambiguo tra la personalità del “compagno” online con immagini di relazioni precedenti.

Man mano che il personaggio introiettato diventa più elaborato e soggettivamente “reale”, una persona può iniziare a sperimentare la conversazione testuale dentro la mente, servendosi dell'immaginazione, al pari degli autori che scrivono libri o romanzi.

Anche quando una relazione strutturata online non è coinvolgente, molte persone portano avanti questo tipo di conversazioni nella loro immaginazione per tutto il giorno.

Le persone possono fantasticare su aspetti quali flirtare, litigare, confrontarsi e via dicendo. In tal senso, la realtà viene ad essere sostituita dalla propria immaginazione. La comunicazione testuale online può quindi evolversi attraverso il meccanismo dell'introiezione nel quale la mente di una persona inizia a creare giochi di ruolo, di solito inconsapevolmente e con notevole disinibizione.

A questo si aggiunge anche la possibilità di leggere ad alta voce i messaggi che si ricevono, assegnando la propria voce a quella dell'altro, proiettando così il suono della propria voce nel testo di un'altra persona.

Questa conversazione può essere inconsciamente vissuta come un dialogo con sé stessi, che rinforza la disinibizione perché parlare con sé stessi è certamente più sicuro del parlare con gli altri. Per alcune persone, precisa il Dottor Suler, questo può essere vissuto come una sorta di dialogo interiore che potrebbe però scatenare gravi problemi psicopatologici.

 

Immaginazione dissociativa

Se si è in grado di dissociarsi facilmente da ciò che accade online attraverso il processo psicologico di creazione di personaggi immaginari, l'effetto da disinibizione online tende ad ingrandirsi.

Consciamente o inconsciamente, le persone possono ritenere che i personaggi immaginari che “hanno creato” esistono in uno spazio diverso, una dimensione di finzione, separata dalle esigenze e dalle responsabilità del mondo reale. Hanno cioè scisso o dissociato la vita online da quella reale.

Emily Finch, scrittrice e avvocato penalista che studia il furto di identità nel cyberspazio, ha suggerito che alcune persone vedono la loro vita online come una specie di gioco con regole e norme che non applicano alla vita di tutti giorni.

Una volta che spengono il computer e tornano alla loro routine quotidiana, credono di poter lasciarsi alle spalle quel gioco e la loro identità online.

L'effetto di questa immaginazione dissociativa emerge chiaramente negli ambienti di gioco fantasy in cui un utente crea consapevolmente un personaggio immaginario che può tuttavia influenzare molte dimensioni della sua vita reale.

Per le persone con una difficoltà a distinguere la fantasia personale dalla realtà sociale, la distinzione tra gli ambienti fantasy online e quelli reali potrebbero essere sfocati. Sebbene l'anonimato amplifichi l'effetto dell'immaginazione dissociativa, quest'ultima abbinata all'anonimato di solito differisce rispetto al settore dissociato dell'Io.

Sulla spinta dell'anonimato, la persona struttura un'identità invisibile, con conseguente riduzione, semplificazione o compartimentalizzazione dell'espressione dell'Io. Nell'immaginazione dissociative, il sé, essendo scisso può invece evolvere in un modo molto più complesso.

 

Differenze individuali e predisposizioni

Secondo il Dottor Suler, l'effetto da disinibizione online non è l'unico fattore che determina in che modo le persone rimandano informazioni di sé o agiscono nel cyberspazio. In questo scenario infatti sono le differenze individuali a svolgere un ruolo centrale.

Ad esempio, l'intensità di esperire sentimenti, bisogni e desideri influenza la suscettibilità di una persona rispetto al livello di disinibizione. Gli stili di personalità, come ci insegna la psicoanalisi e la psicodinamica, variano in funzione dei meccanismi di difesa e di una maggiore o minore tendenza verso l'espressione e l'inibizione.

Ad esempio, una personalità istrionica si presenta come più aperta ed emotiva, mentre quelle con un profilo ossessivo-compulsivo tendono ad essere più contenute.

L'effetto di disinibizione online interagisce quindi con le variabili di personalità, generando deviazioni sfumate del comportamento di base che la persona esibisce nel mondo reale e online.

La ricerca futura, a tal proposito, dovrà quindi concentrarsi sul comprendere quali persone, in quali circostanze, presentano una maggiore predisposizione verso la disinibizione online.

 

Costellazioni intrapsichiche

Si potrebbe concludere, afferma il Dottor Suler, che l'effetto di disinibizione online sia un motore che libera gli aspetti più profondi della struttura intrapsichica, che sblocca i bisogni, le emozioni e gli attributi di sé che risiedono al di sotto della personalità di superficie.

Un uomo con rabbia repressa è probabile che scateni la sua ostilità online, mostrando agli altri come si sente davvero. Una donna timida può esprimere il suo affetto apertamente perché il cyberspazio la protegge dall'idea di un confronto emotivo faccia a faccia.

Il fatto che alcune persone riferiscano di sentirsi più “vere” quando agiscono comportamenti online o quando creano un'identità parallela a quella della vita reale, rinforza l'idea dello slittamento tra le componenti intrapsichiche.

Il modello archeologico della mente proposto da Freud ritiene infatti che la struttura della personalità sia costruita a strati, ossia che l'Io esista al di sotto di vari strati di difese e di tutti quei ruoli di superficie che si adottano quotidianamente nelle relazioni sociali.

Tuttavia, i valori personali e culturali determinano quelli che sono considerati gli aspetti “veri” della personalità. Le persone accettano più facilmente quei tratti che sono considerati positivi e produttivi. Tuttavia, anche le inclinazioni e tendenze sessuali, quelle aggressive ed egocentriche, come ha sottolineato Freud, sono componenti centrali delle dinamiche della personalità, così come lo sono l'insieme dei meccanismi di difesa che operano per favorirne il controllo.

Allo stesso modo, i ruoli sociali sono necessari per il funzionamento della personalità in quanto assolvono scopi e obiettivi fondamentali della psiche di un individuo. Sono pertanto, aspetti centrali dell'identità. La psiche di un soggetto è quindi animata da meccanismi di inibizione e disinibizione, ma è bene chiedersi chi o cosa inibisce o disinibisce.

Si può sostenere che tali meccanismi siano regolati dai processi interni delle dinamiche di personalità e questo è il motivo per cui la psicoanalisi ritiene fondamentale lavorare con le difese e le resistenze per una terapia di successo.

Anche quando la terapia riduce l'intensità di queste difese, i “resti” permangono all'interno della struttura di personalità, svolgendo un'importante funzione normativa. Talvolta questi evolvono in aspetti produttivi della propria personalità in modo indipendente dall'affetto o dal conflitto originario sottostante.

Il sé non può quindi essere scisso dall'ambiente in cui va ad esprimersi. Se qualcuno reprime la sua aggressività nella vita reale, ma la esprime apertamente online, entrambi i comportamenti riflettono gli aspetti del Sè.

Come ha evidenziato Jung, questi diversi aspetti della persona operano in una polarità dinamica; sono cioè i due lati della stessa dimensione della personalità.

Invece di considerare il mondo psichico interno come costruito a strati e giustapposto con l'ambiente esterno, lo si può concettualizzare seguendo la tradizionale teoria dell'associazionismo, come campo intrapsichico contenente cluster o costellazioni di emozioni, memorie e pensieri che sono interconnesse a determinati ambienti.

Alcune costellazioni si sovrappongono, altre sono più dissociate tra loro, con variabili ambientali che influenzano i livelli di integrazione e dissociazione. Le dinamiche di personalità coinvolgono le complesse interazioni tra queste sfaccettature del Sè e dei contesti ambientali.

L'effetto di disinibizione online può quindi essere inteso come lo spostamento che la persona opera, mentre è online, verso una costellazione intrapsichica che può, a diversi gradi, dissociarsi da quelle caratteristiche del Sè che agisce nel mondo reale.

Questo modello di costellazioni, coerentemente con le attuali teorie cliniche inerenti la dissociazione e l'elaborazione delle informazioni, aiuta a spiegare l'effetto di disinibizione e altri fenomeni che si manifestano nel cyberspazio.

In tal senso, il “Sè online” disinibito rappresenta semplicemente quell'insieme di costellazioni intrapsichiche che affiorano e interagiscono nei diversi ambienti online. Le modalità di comunicazione online (ad esempio, e-mail, chat, video) nei diversi ambienti ( ad esempio sociale, professionale, fantasy) possono cioè facilitare diverse espressioni di sé.

Pertanto, conclude il Dottor Suler, la comprensione di tale fenomeno non può prescindere da un'analisi multidimensionale delle varie caratteristiche psicologiche degli ambienti online e delle strutture di personalità che, in quegli stessi ambienti, manifestano specifiche tipologie di costellazioni del proprio Sè (Suler, 2001; Suler, 2000).

 

 


Giorgia Lauro
, Psicologa clinica e Sessuologa Socio Ordinario della Società Italiana di Psicologia On Line (SIPSIOL)
Lavora su Pescara e Francavilla al Mare (CH). Si occupa principalmente di clinica per coppie e adulti.

 

Bibliografia

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  • Suler, J.R. (1999). To get what you need: healthy and pathological internet use. CyberPsychology & Behavior 2:385–394.
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