La professione di psicologo oggi ha, inevitabilmente, anche una proiezione nel marketing sanitario e professionale. I video sono parte fondamentale di questo settore e avere informazioni di base è importantissimo per evitare brutte figure.
di Stefano Paolillo
La comunicazione attuale ha spostato il suo baricentro sui social, come Instagram o Facebook. Andando a ritroso, eravamo centrati sul web, attraverso i canali di Youtube o i vari blog; ancor prima vivevamo la televisione come elemento centrale della comunicazione audiovisiva; infine, in principio fu il cinema, dai fratelli Lumière a Steven Spielberg.
Ormai, dalla nostra prima infanzia fino all'età adulta, viviamo in un ambiente ad alta presenza di audiovisivi, per cui gli spettatori dei video sono capaci di comprensioni raffinate in termini di linguaggio audiovisivo.
Al tempo stesso, però, la diffusione degli strumenti di ripresa a basso costo - dai camcorder agli smartphone di ultima generazione - ha consentito a tutti di realizzare video senza alcuna conoscenza "linguistica", per cui il livello qualitativo generale della produzione/comprensione si è abbassato. Per queste ragioni il pubblico degli audiovisivi è esposto a prodotti video che vanno metaforicamente dalla fionda al missile interplanetario.
Questo è l'ambiente con cui gli psicologi che fanno video devono inevitabilmente misurarsi per fare e diffondere il loro video.
Naturalmente, questo articolo non può insegnarvi a fare i video, ma può mettervi in guardia per evitare alcuni errori e promuovere la vostra comunicazione audiovisiva consapevole. Ecco, dunque, alcune domande a cui dovrete trovare una risposta prima di realizzare un video.
Regola 1
Devo avere ben chiaro a cosa mi serve il video. Qual è il risultato che voglio ottenere? È possibile misurare gli effetti? Sono aspetti fondamentali perché la prima variabile sarà proprio lo scopo. Sono ben diversi i video destinati all'autopromozione professionale rispetto a quelli divulgativi della conoscenza psicologica e, di conseguenza, si pensano e si realizzano in modi differenti
Regola 2
Quale tipo di pubblico voglio raggiungere? Abbiamo ben chiaro che caratteristiche hanno le persone a cui voglio "parlare"? Tanto maggiore sarà vasta la platea a cui vogliamo rivolgere la nostra comunicazione, tanto minore sarà l'efficacia del nostro video. La varietà dei caratteri a cui comunichiamo, per esempio, farà si che un tema efficace sulle persone che soffrono per la solitudine non va bene per quelli che si sentono oggetto dell'invidia altrui.
Regola 3
La somma delle due regole precedenti determina la scelta dei vettori, ovvero come diffondere il proprio video. Realizzare una clip di 59 secondi da piazzare su Instagram ha effetti diversi rispetto ad una lunga spiegazione su Youtube. Oppure, fare un video per accreditare la propria autorevolezza è ben diverso dal farne uno che serve per "vendere" un prodotto (un corso, un seminario, una psicoterapia).
Regola 4
Prima di partire con le riprese mettete la vostra idea su carta, ossia scrivete almeno una scaletta per verificare il senso logico del vari passaggi. Ma, soprattutto, per provare a capire a quali mezzi tecnici dovrete ricorrete e in quali luoghi dovrete girare. Sarà ben diverso registrare un semplice "parlato" nel vostro studio rispetto ad uno fatto per strada o nel parco.
Regola 5
Fate attenzione alla luce e, soprattutto, all'audio. Inconsapevolmente, le persone trovano accettabile un'immagine scadente rispetto ad un audio pessimo. A parte di sofisticate narrazioni audiovideo, mettetevi tra il soggetto e la fonte di luce principale. Se le parole saranno importanti, avvicinatevi o dotatevi di microfoni adatti.
Se riuscirete a metabolizzare bene questi primi consigli, potrete affrontare la seconda parte del vostro cimento: i contenuti migliori, più efficaci per ottenere il vostro risultato.
(Articolo a cura del Dottor Stefano Paolillo, psicologo, autore di Psicologia dell'Audiovisivo)