Negli ultimi anni, la letteratura ha messo in evidenza che gli interventi psicologici forniti attraverso internet e strumenti tecnologici hanno mostrato risultati promettenti nel trattamento del Disturbo d'ansia generalizzato.
di Giorgia Lauro
Il Disturbo d'ansia generalizzato (Generalized Anxiety Disorder, GAD) è una psicopatologia caratterizzata da eccessiva preoccupazione. Nonostante la prevalenza oscilli tra il 4,3% ed il 5,9%, solo una piccola percentuale del pazienti cerca un trattamento.
Negli ultimi anni, la letteratura ha messo in evidenza che gli interventi psicologici forniti attraverso internet e strumenti tecnologici hanno mostrato risultati promettenti. Pertanto, il presente articolo, attraverso una revisione sistematica della letteratura condotta da Richards e colleghi (2015), mira a fornire i risultati emersi per il trattamento condotto via internet del Disturbo d'ansia generalizzato.
Seguendo la classificazione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, 2013) il Disturbo d'ansia generalizzato è caratterizzato da eccessiva presenza di ansia e preoccupazione, che il soggetto vive come difficili da controllare e che si verificano per un periodo non inferiore a sei mesi.
Altri sintomi del GAD includono irrequietezza, affaticamento, difficoltà di concentrazione, irritabilità, tensione muscolare e disturbo del sonno. Secondo alcuni autori (Kessler et al., 2005; Narrow et al., 2002) il disturbo d'ansia generalizzato è uno dei più diffusi tra le psicopatologie dello spettro ansioso.
Da un punto di vista statistico, la prevalenza di tale disturbo in campioni di comunità negli Stati Uniti è di circa il 3% e la sua prevalenza una tantum intorno al 5% (Kessler et al., 2005a; Kessler et al., 2005b). Nelle strutture di assistenza primaria, la prevalenza dei pazienti affetti da tale psicopatologia è riportata all'8% (Kroenke et al., 2007).
La ricerca suggerisce che il disturbo d'ansia generalizzata è una condizione cronica e duratura (Grant et al., 2005). Inoltre, la comorbilità raggiunge il 90%, con il 70% a cui viene diagnosticata una depressione, oltre il 55% un qualsiasi altro disturbo d'ansia ed il 48% un disturbo somatoforme (Carter et al., 2001).
Circa il 50% dei pazienti con tale disturbo presenta anche un disturbo di personalità, più comunemente disturbo di personalità evitante e dipendente (Sanderson et al., 1994).
E' comunemente dimostrato che la presenza cronica del Disturbo d'ansia Generalizzato può determinare l'insorgenza della depressione in alcuni casi (Barlow, 2002).
Rispetto alla qualità della vita, in pazienti affetti da tale psicopatologia, questa risulta significativamente compromessa, influenzando negativamente il senso generale di benessere e soddisfazione personale, professionale e familiare (Stein & Heimbert, 2004).
Il trattamento del Disturbo d'ansia generalizzato
Il trattamento d'elezione per il disturbo d'ansia generalizzato è la psicoterapia cognitiva- comportamentale (National Institute for Healthe and Clinical Excellence, 2011). Questa forma di psicoterapia è stata molto studiata in relazione a tale psicopatologia e ha dimostrato di essere più efficace rispetto ad altre forme di trattamento (Hunot et al., 2007).
Ovviamente, nel contesto di tale orientamento, esistono modelli cognitivi-comportamentali diversi per il trattamento della condizione. In generale, questi modelli partono dall'assunto che le persone affette da disturbo d'ansia generalizzato hanno vissuto esperienza precoci di incontrollabilità o incapacità di gestire il senso di incertezza sulla base di credenze negative (Dugas et al., 2007).
La preoccupazione, caratteristica centrale del disturbo, è un meccanismo utilizzato come mezzo per gestire la reattività emotiva. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, la preoccupazione è un meccanismo cognitivo impiegato nel tentativo di padroneggiare i problemi sottostanti la disregolazione emotiva nel tentativo di sentirsi capaci di controllare e/o gestire una determinata situazione.
A tal proposito, la Teoria dell'evitamento cognitivo della preoccupazione (Borkovec et al., 2004) ha consentito di delineare la relazione che intercorre tra preoccupazione e disfunzione emotiva. Secondo tale modello, la preoccupazione funziona come risposta di evitamento cognitivo alle minacce interne ed esterne percepite, riducendo aspetti della reattività emotiva a eventi negativi altrimenti inevitabili.
Pertanto sembrerebbe che le persone utilizzerebbero la preoccupazione per evitare/sopprimere l'emotività negativa. Tuttavia, esistono prove sostanziali che la preoccupazione evoca e sostiene l'emotività negativa.
In sintesi, la preoccupazione presente nel Disturbo d'ansia generalizzata mira ad evitare l'avversione di eventi futuri (Brown et al., 2001), generando sì sollievo temporaneo, ma anche inibizione dell'elaborazione emotiva e mantenimento di pensieri e comportamenti che producono ansia (ibidem).
Relativamente al trattamento, la psicoterapia cognitiva-comportamentale include una serie di tecniche specifiche come la ristrutturazione cognitiva, la desensibilizzazione sistematica, prevenzione della risposta e problem solving (Covin et al., 2008; Dugas e Robichaud, 2007; Borkovec & ruscio, 2001).
L'accesso alla cura e al trattamento
Secondo alcune stime si rileva che circa il 70% di soggetti affetti da disturbi d'ansia non accede a nessuna forma di trattamento ogni anno (Lepine, 2002; Andrews et al., 2001). Dal punto di vista della gestione clinica ciò implica una discrepanza tra il peso delle condizioni di salute mentale e la disponibilità di trattamenti psicologici convenienti.
Secondo Mohr e colleghi (2010) sono molti gli ostacoli relativi all'accesso alle cure, come la presenza di lunghe liste di attesa, i costi, la distanza geografica, la percezione negativa dei trattamenti, nonché la paura di essere stigmatizzati
Nel corso degli ultimi anni, secondo quanto rilevato da Bower e Gilbody (2005) si è assistito ad un'evoluzione di diversi modelli, alcuni ad alta intensità caratterizzati da trattamenti individuali, e altri, a bassa intensità, come quelli forniti tramite internet e strumenti tecnologici.
Questi ultimi hanno il potenziale di estendere l'accesso alle cure, ridurre i costi e superare le barriere sociali legate ai processi di stigmatizzazione.
A tal proposito, diversi sono gli studi che hanno evidenziato risultati positivi per trattamenti psicologici e/o psicoterapeutici forniti tramite internet per diverse psicopatologie quali fobia sociale, aracnofobia, disturbo da attacco di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo da stress post-traumatico, trauma, depressione e disturbo d'ansia generalizzato ( Richards & Richardson 2012; Reger &Gahm, 2009; Cujipers et al., 2009).
Da un punto di vista scientifico, la letteratura ha fornito prove consistenti rispetto all'utilizzo di protocolli cognitivi-comportamentali via internet, caratterizzati da trattamenti per specifici disturbi e trattamenti transdiagnostici che mirano a trattare gli elementi ed i sintomi comuni per i disturbi d'ansia in generale (Newby et al., 2013; Andersson et al., 2012; Bell et al., 2012; Paxling et al., 2011).
Metodo
Gli autori del presente articolo si sono posti l'obiettivo di rintracciare tutti quegli studi relativi a protocolli di trattamento forniti attraverso internet per il Disturbo d'ansia generalizzato, inclusi i protocolli specifici per il disturbo e quelli transdiagnostici più recenti. Tre sono i database selezionati per la ricerca: Embase, PubMed e PsychINFO.
Ovviamente, la base teorica di partenza è stata costituita da ricerche più generali nell'ambito dei trattamenti online per l'ansia, interventi per disturbi d'ansia internet-based e così via. Nello specifico gli autori hanno poi scelto alcune frasi chiave (Trattamento via internet per il disturbo d'ansia generalizzato e trattamento via internet per l'ansia) per concentrare la loro attenzione sul GAD.
Gli studi specifici rintracciati in letteratura sono stati complessivamente nove. I criteri di ammissibilità sono stati stabiliti per includere quelle ricerche che si presentavano come studi randomizzati controllati di interventi condotti via internet rispetto a gruppi di controllo in lista di attesa.
I campioni dei suddetti studi riguardavano soggetti adulti che presentavano una diagnosi clinica di disturbo d'ansia generalizzato, con una compromissione generale del funzionamento e/o una comorbidità con disturbo depressivo maggiore. Tutti gli studi erano stati pubblicati in riviste Peer-reviwed e includevano misure affidabili e valide per la valutazione dei risultati.
Discussione e risultati
La presente meta-analisi ha cercato di stabilire se gli studi pubblicati sul trattamento via internet per il disturbo d'ansia generalizzato, rispetto ad interventi di trattamento attivo in lista d'attesa, si è rivelato efficace.
I risultati dimostrano significativi miglioramenti nel post-trattamento su una serie di misure per gli interventi forniti via internet per il disturbo d'ansia generalizzato rispetto alla lista di attesa.
Dal punto di vista sintomatologico, è stato riscontrato un effetto significativo post-trattamento negli interventi condotti via internet rispetto a coloro che si trovavano in lista d'attesa.
Nei partecipanti al trattamento condotto via internet, la preoccupazione patologica, componente centrale nel disturbo d'ansia generalizzata, ha subito una variazione significativamente positiva nel post-trattamento rispetto a coloro che erano in lista d'attesa. Tutti i partecipanti presentavano una diagnosi di Disturbo d'ansia generalizzato prima del trattamento.
I dati della meta-analisi supportano l'efficacia dei trattamenti forniti via internet per questa specifica psicopatologia rispetto ai soggetti in lista d'attesa. Nonostante la ricerca attuale non includesse un confronto con gli studi cognitivi-comportamentali faccia a faccia, gli autori sottolineano che è incoraggiante notare come i risultati relativi alla preoccupazione patologica dei pazienti con GAD è molto simile a quanto riportato nella letteratura sui trattamenti cognitivi-comportamentali svolti in presenza.
Rispetto alla comorbidità con il disturbo depressivo maggiore, il presente studio ha riscontrato un significativo cambiamento positivo nei sintomi della depressione dal pre al post-trattamento rispetto ai soggetti in lista d'attesa. Pertanto, i risultati prodotti appaiono incoraggianti rispetto all'utilizzo di internet per l'erogazione di servizi psicologici nel Disturbo d'ansia generalizzato.
Ovviamente, il numero di studi pubblicati è ancora esiguo in confronto a quelli presenti sulla depressione. Pertanto, suggeriscono gli autori, sarebbe auspicabile una maggiore ricerca in tale area al fine di costruire le basi empiriche per gli interventi via internet specifici per il Disturbo d'ansia generalizzato.
La maggior parte delle ricerche prodotte nel campo fanno inoltre riferimento a trattamenti di stampo cognitivo-comportamentale. La ricerca futura potrebbe quindi muoversi per includere un numero maggiore di indagini che utilizzano approcci teorici differenti.
Volendo concludere, i risultati presentati sottolineano l'efficacia di trattamenti psicologici condotti via internet per il disturbo d'ansia generalizzato, al pari della letteratura prodotta sugli interventi condotti in presenza per tale psicopatologia. Sono state osservate riduzioni significative in diverse aree disfunzionali come la preoccupazione, la depressione e l'angoscia.
Allo stesso tempo, la ricerca presenta alcuni limiti legati alla scarsa varietà degli studi, la presenza di campioni di piccole dimensione, un numero di studi limitato che non consentono di poter estendere e generalizzare i risultati. A ciò si aggiunge anche l'impossibilità da parte degli autori di non aver potuto compiere alcuna analisi sul mantenimento dei miglioramenti, tale per cui, suggeriscono, sarebbero necessari studi di follow-up.
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